mercoledì 12 agosto 2020

O virúss


Napoli è bellissima come sempre. Febbraio tiepido e il Carnevale passa inosservato perché oltre ad essere ormai obsoleto ovunque, qua è ancora più assurdo, visto il carattere della città già carnevalesca di suo... L'allegria scanzonata e fatalista della gente dei vicoli è sempre la stessa, ogni volta che torno mi imbatto in qualcosa di sorprendente. Questo giro la sorpresa è stato Alfonso, un'anima antica e sdentata che nel bellissimo Palazzo Venezia ristrutturato da giovani volenterosi della Napoli bene e trasformato in centro culturale con magnifico giardino pensile, canta canzoni napoletane per i turisti per puro diletto e autentica passione. A volte ci guadagna un caffè...
E' povero Alfonso, non ha neanche il telefonino, ma con quella ansiolitica e contagiosa gioia napoletana che mi fa dimenticare ogni ansia, ogni preoccupazione, ogni dolore. 


La pandemia era già arrivata nel nord Italia portando con sé il suo strisciante carico di divisione tra le persone e paranoia collettiva, pestilenziale morbo dell'anima.
Un personaggio istrionico, ad un incrocio di vicoli propone un vaccino 
contro "o virùss": aglio da mangiare crudo e molto lentamente. La migliore e sicura prevenzione, basta allontanare la gente!
Insomma si scherza alla grande e solo qualche turista orientale porta la mascherina sulla circumvesuviana affollata. Napoli sembra immune dal terrore e dalla paranoia, in tutta la regione c'è un solo caso accertato.
Purtroppo, dopo pochi giorni, ha ceduto anche lei e si è spenta come una candela, consumata dalla paura. 
Tre giorni e sono di nuovo a Torino. In confronto l'atmosfera è spettrale, tre giorni come tre mesi. E pensare che stavo per rinunciare a partire!! Mai ascoltare la voce della paura... Se non è per pura incoscienza, è meglio non ascoltarla, è una cattiva consigliera. Sono felice di non dover vedere Napoli silenziosa e rassegnata, i vicoli vuoti, le bancarelle e le botteghe chiuse, i motorini fermi.

Poi dopo qualche giorno, in rete vedo che qualcuno si inventa la tombola alla finestra!
Mi commuovo e vorrei essere là. La quarantena è motivo per nuove modalità comunicative, lazzi e sarcasmo esorcizzante. 

I napoletani sono assuefatti alla paura, vivono da sempre sotto "a muntagna", il vulcano attivo il cui cratere è così grande che da certe prospettive sembrano due monti. Sbotta ogni due-tre secoli e ogni circa mille fa un disastro... 
Però c'è anche San Gennaro, il veneratissimo nume tutelare della città, un famigliare celeste che tiene a bada le forze della Natura e protegge la città delle contraddizioni. 
"Ma quando finirà 'sta storia del virúss?", "A da passà a nuttata..." che vuol dire: non si può fare niente, bisogna pazientare, aspettare che passi la notte. 





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