martedì 30 marzo 2021

 Compagni di viaggio


Carla


Gianfranco


A distanza di quindici mesi l'uno dall'altra, se ne sono andati due miei compagni di viaggio.
Loro sono stati due compagni che non conoscevo intimamente, nonostante la lunga vicinanza, l'amicizia e soprattutto la condivisione di un grande ideale.

Carla 
Con certi compagni di viaggio è molto facile comunicare e capirsi perché le reciproche personalità sono molto assonanti e la comunicazione facile.
Con altri non è così semplice, e così è stato con Carla e Gianfranco.
Con Carla chiacchieravo ai tempi del Villaggio Verde, quando entrambe abitavamo là.
Si parlava un po' di tutto ma non c'è mai stata vera intimità. Però ho un ricordo bellissimo della sua prontezza e ospitalità in un momento buio della mia vita, a fine 1999, quando mia madre era allettata a casa di ritorno dall'ospedale. Non avevo più tempo per nulla che non fosse l'accudirla, non ricordavo neanche più se avevo mangiato oppure no, tanto era l'impegno e lo stress. Lei mi vide così e mi propose di cenare a casa sua e di suo marito Beppe, fino a che Gemma non fosse ospitata nella clinica per la riabilitazione. In quel momento quel semplice gesto di amicizia e generosità mi confortò molto perché mi sentivo veramente sola a gestire una situazione così grave. Era ebrea Carla, e una di quelle sere, dopo cena, mi raccontò, ma senza alcuna enfasi, che sua madre era cugina di Primo Levi. Dalle sue poche e frettolose parole intuii i drammi. Era un'ebrea atipica Carla, e non praticante. Faceva parte de Le donne in nero e parlava spesso delle ingiustizie subite dai Palestinesi. Avrei parlato con lei di queste cose per ore ma non c'era mai tempo... la vita ci ha messe su binari distanti. Il suo aspetto era bizzarro, il suo modo di parlare sbrigativo e ironico, andava all'essenziale e a volte dava l'impressione di essere sbadata e superficiale. Ma era tutt'altro. Il problema è sempre l'apparenza. Poi si è ammalata. Sono andata a trovarla due volte in ospedale qui a Torino, e poi è morta. E dopo ho scoperto mille cose che non sapevo su di lei, ho letto libri dove aveva scritto dei contributi, ho scoperto una Carla che non conoscevo. Il rimpianto di non aver chiesto di più, parlato di più, rotto le scatole di più, per saperne di più su tutto ciò che faceva... sono stata io ad essere superficiale nel ritenerla sì, una brava persona, ma un po' troppo lontana per intavolare un'amicizia profonda con lei. 
Da ciò che le persone con le quali collaborava hanno scritto su di lei e dalle parole che ho letto in vari articoli, ho compreso cosa mi sono persa...  
Ecco un suo recente coraggiosissimo articolo del 2017: https://www.invictapalestina.org/archives/29713

Carla Ortona Carla Ortona, psicologa molto nota, apprezzata e amata di Vercelli, mancata il 16 ottobre (2019) avrebbe compiuto 68 anni. Da qualche tempo abitava a Fara Novarese: lascia il marito Beppe Debandi e i fratelli Guido (già docente di Economia all’Upo) e Sandro, grande esperto di Geografia. Figlia di  Silvio Ortona, partigiano, parlamentare del Pci e segretario della Camera del Lavoro di Vercelli, e di Ada Della Torre, cugina di Primo Levi, ed insegnante della media Ferrari di Vercelli (sia la madre prima, poi il padre sono scomparsi da alcuni anni), Carla Ortona, nata a Vercelli, aveva frequentato il liceo Classico Lagrangia e poi le Università di Torino e di Padova, conseguendo due lauree: era psicologa e psicoterapeuta. Aveva lavorato per l’Asl di Vercelli (prima nella Neuropsichiatria infantile poi in Psicologia) ed era volontaria nell’Associazione Insieme, che si occupa dell’assistenza dei malati oncologici. Ma era conosciutissima, sempre come volontaria, anche nell’ambito delle Camere del Lavoro di Vercelli e di Novara. 
Così l’ha ricordata Maria Teresa Fenoglio, di Psicologi per i Popoli di Torino: "Da alcuni anni era parte attiva della nostra mission Associativa. Volontaria nel terremoto delle Marche nel 2016, parte integrante delle Squadre Spes, le Squadre psicologiche di emergenza sociale, curava in particolare le iniziative sui diritti umani. A lei si deve l’organizzazione, per conto di PxP Torino, della celebrazione della Giornata della Memoria. Il dolore per questa perdita prematura è grande. Carla, sarai sempre parte di noi. Ci hai lasciato una grande testimonianza di impegno, mai esibito, enfatico o retorico, proprio perché parte sostanziale del tuo stare al mondo. Ricorderemo perciò con ‘leggerezza’ e affetto il tuo understatement, la tua ironia ed onestà intellettuale". Centratissimo il passaggio sulla sua ironia, che era davvero contagiosa e che Carla Ortona sposava alla perfezione ad un’intelligenza acuta e appagante: l’intelligenza del cuore.
Faceva parte della storia della Casa delle Donne e vogliamo ricordare la sua collaborazione, anni fa con altre due nostre amiche psicologhe, alla nascita dei gruppi di auto mutuo aiuto, che per moltissime donne sono stati e sono un luogo e uno strumento di sostegno per uscire da situazioni di difficoltà e di violenza. Fa piacere anche ricordare il suo entusiasmo – consapevole e intelligente – quando alla Casa nacque il gruppo Visitare luoghi difficili, e poi con le Donne in Nero, dove si è spesa politicamente qui in Italia, in Israele e Palestina: una tensione verso la giustizia che in anni più recenti l’ha vista partecipe del gruppo ECO - Ebrei contro l’Occupazione. Da alcuni anni abitava lontano da Torino ma, pur incontrandola poco alla Casa, la relazione non si è mai interrotta: Carla ha portato con sé, nel suo lavoro professionale e sociale molto di quanto abbiamo condiviso, per le donne e con le donne.

Gianfranco 
Anche Gianfranco se n'è andato, lui il 24 gennaio di questo 2021 che avrebbe dovuto essere migliore del precedente e invece sembra quasi peggio perché siamo tutti stanchi di questa emergenza diventata normalità.
Gianfranco era difficile, almeno per me. Proprio non riuscivo a comunicare con lui, se non in modo superficiale. Il suo bisogno di comunicare era grande ma io facevo fatica, anche lui lo sentivo distante dal mio modo di essere e di sentire. Solo negli ultimi anni ci siamo avvicinati per così dire con l'affetto della maturità, ma solo a distanza, sui social.
Ci siamo visti l'ultima volta, ma senza scambiare parole, solo sorrisi, al bellissimo matrimonio di Yukai e Raffaella, al Villaggio Verde addobbato a festa, dove lui ha suonato col suo gruppo. Portava nel cuore un dolore grande Gianfranco, un dolore profondo come padre, ma non lo esibiva mai, e per questo lo ammiravo nonostante tutte le contraddizioni che, presuntuosamente, mi sembrava di vedere in lui. 
Lui, seguace di Bernardino del Boca, era stato fra i primi ad aderire al progetto del Villaggio Verde negli anni '80 con sua moglie Cinzia, divenuta poi mia amica intima. Giorni fa ho visto un suo video, girato nel 2010, dove esprime il suo sentire profondo, una specie di lettera definitiva, che ascoltata adesso dà i brividi:


Gianfranco Fumagalli

Originario di Milano, dopo la maturità scientifica aveva frequentato la facoltà di Architettura e il Conservatorio di musica, dove ha conseguito il diploma in flauto. Ha condotto anche l’attività concertistica classica, sempre come flautista, sia in Italia che all’estero, con il “Quintetto Arnold”, con cui ottiene il primo posto in due concorsi nazionali (Auditorium della Rai e Ancona) e il quintetto “Divertimento Ensemble” sotto la direzione del maestro Sandro Gorli. Dopo alcuni anni ha aperto uno studio di registrazione personale. Ha realizzato anche numerose campagne pubblicitarie nazionali per diverse agenzie, avendo come collaboratori affermati speaker del settore radiofonico e televisivo. Grazie alla loro vicinanza si appassionò alla recitazione, studiando dizione e trasferendosi da Milano in provincia di Novara. Ultimamente si era dedicato principalmente all’esecuzione di musica irlandese.

«Ho avuto il professor Fumagalli come insegnante di musica alle scuole medie. Lui, come altri docenti, sono stati un’istituzione per gli anni di docenza presso l’istituto. Tanti romagnanesi lo hanno avuto e hanno potuto apprezzare la sua passione per la musica. Lo scorso settembre lo avevo incontrato nel corso della rassegna organizzata dal Comune con il Conservatorio di Novara e ci aveva ringraziato per questa iniziativa di valorizzazione dei giovani musicisti in un periodo non facile per via della pandemia. Proprio in quella occasione avevamo parlato di realizzare per quest’anno con la sua band una serata irlandese».
«Carissimo professor Fumagalli – scrive il Comitato genitori di Ghemme su Facebook – grazie per aver accompagnato i nostri ragazzi. Grazie per la sua musica, ma soprattutto per il suo sguardo attento. Siamo certi che i semi che con tanta cura ha piantato daranno molto frutto».




                                             

sabato 20 marzo 2021

A proposito della professione medica



A parte alcune luminose eccezioni, stanno uscendo dall'università bravi memorizzatori di formule e protocolli, con poco senso critico e coraggio. Un medico è altra cosa. 

Il giuramento di Ippocrate "Primo non nuocere" è sempre più difficile da applicare data la complessità del mondo attuale, e l'etica del sacrificio personale anche a rischio della vita, raramente contemplato. Ora è una professione come un'altra, tra l'altro ben pagata se si raggiungono certi livelli. 

Ricordo i racconti di Fools Crow (Inganna il corvo) il nipote di Alce Nero... Stava chiuso nella tenda col malato fino alla completa guarigione sia fisica che spirituale. 

Abissale distanza tra mondi lontani.



Fools Crow, (1890 - 1989) uomo-medicina, capo religioso Lakota