martedì 10 settembre 2019

RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987 
5° parte - Pushkar





Dopo due ore sul bus è finita l'acqua in borraccia e ovviamente c'è bisogno di andare in bagno. Manca ancora un'ora o forse più. Normalmente i conduttori si fermano spesso dove ci sono dei baracchini che vendono chai e cibo ma questo sembra non averne alcuna intenzione. Mi appropinquo e chiedo gentilmente quanto dista la prossima fermata. Risponde che vuole arrivare a Pushkar. Punto.
Gli faccio notare che sono due ore che viaggiamo, che ci sono a bordo dei bambini piccoli e che per il caldo tutti bevono molto. Lui fa orecchie da mercante e tace. Torno al mio posto. Dopo venti minuti la cosa diventa veramente urgente quindi torno dal conduttore. Ribadisco la necessità di una fermata. Lui dice no e allora con candore gli dico che se non si ferma gliela faccio sul bus, proprio in mezzo al corridoio!
Inchioda e appena apre le porte tutti, nessuno escuso, si precipitano a fare pipì da qualche parte. Indiani... pusillanimi o stoici? Entrambe le cose, direi.

A Pushkar* ci sistemiamo al Pushkar Hotel, un po' defilato dal paese. Si raggiunge con una strada di terra battuta lungo il lago. Sembra più pulito e comodo nonostante il prezzo basso. C'è anche un bel giardino con sdraio e tavolini davanti all'acqua.
Il tramonto è bellissimo e l'atmosfera rilassata.
Il giorno dopo Massimo accusa i sintomi della faringite. Per combattere il caldo aveva preso l'abitudine di sdraiarsi, bagnato dopo la doccia, sotto le pale del ventilatore che anche se girano lente, raffreddano troppo. I miei consigli sul fare come gli indiani dormendo avvolto nel lenzuolo che asciuga il sudore, non sono stati mai ascoltati, risultato: due giorni chiuso in camera con febbre e mal di gola.



Comincio a girovagare da sola per nulla dispiaciuta. Le donne chiacchierano alla fonte poi se ne vanno con le brocche sulla testa. Ancestrali usanze, le stesse al paese di mio padre, in Calabria, a migliaia di chilometri di distanza... 
Mi avvicino al tempio al quale si accede tramite una strada in salita, sui gradini vedo alcuni cani randagi e malconci che dormono incuranti dei passanti. Al tempio mi tolgo le infradito e cammino sul fresco pavimento a scacchiera, noto che la gente lo usa come luogo di incontro. Un gruppo di donne prepara ghirlande di fiori, qualcuno brucia incenso, è un luogo aperto, pulito e piacevole.

                                                                  


 


Cerco dei limoni per Massimo per fare spremute ma trovo solo limoni piccolissimi, ce ne vogliono almeno tre o quattro per una limonata. La sera sta un po' meglio e rimaniamo seduti fuori ad aspettare la sera. Notiamo grossi uccelli neri che volano scomposti senza capire di che razza si tratti. Il giorno seguente l'arcano viene svelato: in terra noto un pipistrello di dimensioni assurde per le nostre latitudini, probabilmente è morto toccando i fili dell'alta tensione.

Inizio il secondo giro per il paese e mi fermo a fare colazione con un buon lassi alla banana. Proseguo riempiendomi gli occhi di colore nei negozi di stoffe, inimmaginabili per noi occidentali... così belli che vorrei comprare un sari per ogni colore. Decido di farmi confezionare un corpetto e dei pantaloni da uno dei sarti che lavorano in strada. Non so proprio che colore scegliere, poi decido per il verde acqua. In qualche modo ci capiamo, lui prende le misure e mi dice di andare a ritirare il giorno seguente. Sulla parola, neanche mi chiede un acconto. Trovo tutto questo di una ricchezza inestimabile. Una cosa simile in Italia, quanto tempo fa sarà successo? 

Per la prima volta da quando sono in India, comincio a sentire nascere dentro una sensazione di benessere profondo, di libertà e di armonia impagabili. Sono qua, in giro da sola, non avverto minacce, tutti sono gentili e sorridenti, mi sembra impossibile, e invece è vero! 
Mi fermo a parlare con un ragazzo di una bottega di incenso e altre cose. Nel pomeriggio il caldo si fa insopportabile, sicuramente ci risiamo con i 45 gradi, ho appena mangiato e sogno un po' di fresco per riposare. In effetti in giro c'è rimasta poca gente, è l'ora della siesta. Ne parlo al ragazzo della bottega e lui mi invita all'interno dove c'è il ventilatore e mi offre tè fresco. Molte delle botteghe sulla strada non sono veri e propri negozi ma piccolissimi spazi dove il venditore sta accovacciato su cuscini con vicino un fornellino e dietro altri cuscini per dormire, ecc... Lì si svolge la loro vita di giorno. Mi accovaccio anch'io sui cuscini morbidi, osservo i libri e i quaderni su uno scaffale basso e comincio a leggerne uno. Poco dopo la stanchezza prende il sopravvento. Mi abbandono ad un sonno profondo e ristoratore senza alcun timore. Dormo parecchio e quando mi sveglio chiacchieriamo ancora molto e ben presto si fanno le otto. Deve chiudere la bottega e io tornare in hotel. Comincia ad imbrunire. Mi incammino per la stradina solitaria che porta all'hotel sul lago ma dopo pochi passi comincio a notare i cani. Li avevo sempre visti sonnecchiare inoffensivi, la sera invece si aggirano in branco con aria molto minacciosa.

Ricordo i racconti e gli avvertimenti di un amico a riguardo quindi torno sui miei passi quasi di corsa. Spiego al ragazzo che ho paura, mi dice no problem! mentre prende un lungo bastone e ci incamminiamo verso l'hotel. I cani si tengono lontani e arriviamo senza problemi. Al momento di salutarci mi chiede un bacino sulla guancia per il servizio di scorta... Glielo dò volentieri e lo ringrazio di cuore per l'accoglienza e la gentilezza. 



             

* È considerata una delle città più antiche dell’India ma la data della sua edificazione è tutt’oggi sconosciuta. Molte leggende ruotano attorno alle origini della città. La più famosa narra che la città di Pushkar è nata dopo una battaglia tra il dio Brahma e un demone di nome Vajra Nabh. Brahma nella religione induista simboleggia la nascita ed è considerato come il creatore del mondo. Dopo aver ucciso il demone con la sua arma, un fiore di loto, alcuni petali caddero a terra e formarono il lago che oggi lambisce Pushkar. Secondo altre versioni non sarebbero stati i petali ma le lacrime di Brahma a dare origine al lago (esso misura 22 km quadrati).

CONTINUA CON LA 6° PARTE:

mercoledì 4 settembre 2019

RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987 
4° parte - Jaipur





Ancora Jaipur, ancora botteghe, tanto argento, tanta seta, tanta musica e festa.
Capitiamo proprio nel ben mezzo di una di queste feste popolari rumorosissime, con musica squinternata senza armonia, fatta di trombe e tamburi che trapanano i timpani.
Tutti entrano in uno spiazzo delimitato da un muro, non capisco in cosa consista il festeggiamento e cerco di non perdere la mano di Massimo nella calca. Per un attimo, e forse per l'unica volta in questo viaggio, avverto paura. Ci sono pochissime donne qui, lo noto troppo tardi. 
Di colpo mi rendo conto che sono un numero, un corpo minuscolo nella folla, che qui non mi conosce nessuno, lontana 7000 chilometri da casa. Qui sembra che la vita valga di meno, anzi pochissimo, a volte niente. Un miliardo di persone, la maggior parte in miseria. Sono bianca e occidentale, forse mi distinguo. Questo pensiero prima mi rassicura, poi mi disgusta. Nonostante Massimo stringa con forza la mia mano, sento altre mille mani toccarmi. Nessun indiano mi avrebbe mai messo le mani addosso in pubblico o avrebbe mai cercato di rubare tranne che in situazioni come questa, nella calca, di nascosto (Purtroppo in India dagli anni 2000 ma sopratutto dal 2012 gli stupri su donne e minorenni sono aumentati del 60% e spesso sono puniti solo con pene pecuniarie).

Capiamo poco della festa e quindi ce ne torniamo sui nostri passi.
Ad un certo punto la mia attenzione è catturata da un gruppo di bambine che giocano a dadi per terra, su una scalinata. Guardando meglio noto che una di loro ha le gambe rattrappite. Si sposta aiutandosi con le braccia. Sarà forse una di quelle sfortunate, sciancate appena nate, per fare pietà, per chiedere l'elemosina? Ad un certo punto se ne vanno scendendo di corsa i gradini. La bimba handicappata grida qualcosa alzando una mano. Non può seguirle... non tornano indietro. Fa un gesto con le spalle, si gira e torna a giocare coi dadi. Un tonfo al cuore... Mi sento impotente testimone. Un abisso tra noi e loro.

La sera programmiamo il prossimo spostamento. Dobbiamo cambiare i nostri Travelers Cheques, chiediamo info per la banca più vicina ma invece ci danno appuntamento sul tetto della casa vicina... Anche questo dovevo vedere! Il cambio in nero è favorevole e Massimo si fida. Io sono un po' inquieta e assisto in silenzio. Qualche scambio di chillum* e la trattativa si conclude... Una strana sensazione mi pervade, un misto di eccitazione da trasgressione, l'avventura di salire su quel tetto come fosse la cosa più normale del mondo. Incredibile India...



Ultimo giorno a Jaipur. Andremo a Pushkar, finalmente. Siamo stremati dal caldo e decidiamo di darci una tregua. Per una volta evitiamo le poverissime locande prive di tutto per regalarci un giorno e una notte al Rambagh Palace. Prendiamo il risciò-bici e dopo parecchia strada, arriviamo nei pressi di un grande parco. Il risciò-man giustamente ci chiede parecchio vista la corsa e la destinazione. 
Entriamo direttamente in una favola da Mille e una notte... il personale è elegantissimo, tutti in bianco e turbante arancione a coda lunga. Ci accompagnano alla suite n. 337, quella che usava Lord Mountbatten,** praticamente un appartamento con due letti a due piazze, moquette, scrivanie, armadi, bagno enorme. Uso delle piscine interna ed esterna incluso. Facendo un rapido calcolo il costo è l'equivalente di 30.000 lire, una fortuna per un indiano.
La sera è un sogno ad occhi aperti. Passeggiamo per l'enorme giardino alla luce delle torce, la luna è piena, i pavoni fanno la ruota, lucciole...

Questa terra di contraddizioni estreme manda all'aria tutti i miei parametri, le poche idee che mi sono fatta della vita. Qui tutto viene messo in discussione e rivisto sotto un'altra luce. Cerco di non pensare troppo e cerco di godermi questi doni lussuosi bagno in piscina, aperitivo nel giardino tra i pavoni e cena con musica... Facciamo l'errore immane di ordinare la pastasciutta, per nostalgia, per cambiare, ingenuamente fiduciosi... La cortesia però è talmente disarmante che evitiamo di avanzare il cibo. 

Mattino presto, siamo pronti. 
Il bus per Pushkar ci attende. La polvere del deserto penetra ovunque. Mi avvolgo in una sciarpa la testa e con un fazzolettino di carta faccio dei rudimentali tappi per le orecchie per attutire la solita musica assordante. Tre ore di sofferenza e poi potremo ringraziare Brahma al suo tempio, l'unico a lui dedicato in tutta l'India.






Progenitore della pipa, in particolare fra le popolazioni himalayane fra le prime a coltivare la canapa da cui ricavano, secondo la loro lingua, la charas (la particolare varietà di hashish autoctona locale).

** Lord Louis Mountbatten 1900-1979. È noto per essere stato l'ultimo viceré dell'impero anglo-indiano e il primo governatore generale dell'India indipendente. Dal 1954 al 1959 fu capo di stato maggiore della Marina britannica.

CONTINUA CON LA 5° PARTE: