mercoledì 4 settembre 2019

RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987 
4° parte - Jaipur





Ancora Jaipur, ancora botteghe, tanto argento, tanta seta, tanta musica e festa.
Capitiamo proprio nel ben mezzo di una di queste feste popolari rumorosissime, con musica squinternata senza armonia, fatta di trombe e tamburi che trapanano i timpani.
Tutti entrano in uno spiazzo delimitato da un muro, non capisco in cosa consista il festeggiamento e cerco di non perdere la mano di Massimo nella calca. Per un attimo, e forse per l'unica volta in questo viaggio, avverto paura. Ci sono pochissime donne qui, lo noto troppo tardi. 
Di colpo mi rendo conto che sono un numero, un corpo minuscolo nella folla, che qui non mi conosce nessuno, lontana 7000 chilometri da casa. Qui sembra che la vita valga di meno, anzi pochissimo, a volte niente. Un miliardo di persone, la maggior parte in miseria. Sono bianca e occidentale, forse mi distinguo. Questo pensiero prima mi rassicura, poi mi disgusta. Nonostante Massimo stringa con forza la mia mano, sento altre mille mani toccarmi. Nessun indiano mi avrebbe mai messo le mani addosso in pubblico o avrebbe mai cercato di rubare tranne che in situazioni come questa, nella calca, di nascosto (Purtroppo in India dagli anni 2000 ma sopratutto dal 2012 gli stupri su donne e minorenni sono aumentati del 60% e spesso sono puniti solo con pene pecuniarie).

Capiamo poco della festa e quindi ce ne torniamo sui nostri passi.
Ad un certo punto la mia attenzione è catturata da un gruppo di bambine che giocano a dadi per terra, su una scalinata. Guardando meglio noto che una di loro ha le gambe rattrappite. Si sposta aiutandosi con le braccia. Sarà forse una di quelle sfortunate, sciancate appena nate, per fare pietà, per chiedere l'elemosina? Ad un certo punto se ne vanno scendendo di corsa i gradini. La bimba handicappata grida qualcosa alzando una mano. Non può seguirle... non tornano indietro. Fa un gesto con le spalle, si gira e torna a giocare coi dadi. Un tonfo al cuore... Mi sento impotente testimone. Un abisso tra noi e loro.

La sera programmiamo il prossimo spostamento. Dobbiamo cambiare i nostri Travelers Cheques, chiediamo info per la banca più vicina ma invece ci danno appuntamento sul tetto della casa vicina... Anche questo dovevo vedere! Il cambio in nero è favorevole e Massimo si fida. Io sono un po' inquieta e assisto in silenzio. Qualche scambio di chillum* e la trattativa si conclude... Una strana sensazione mi pervade, un misto di eccitazione da trasgressione, l'avventura di salire su quel tetto come fosse la cosa più normale del mondo. Incredibile India...



Ultimo giorno a Jaipur. Andremo a Pushkar, finalmente. Siamo stremati dal caldo e decidiamo di darci una tregua. Per una volta evitiamo le poverissime locande prive di tutto per regalarci un giorno e una notte al Rambagh Palace. Prendiamo il risciò-bici e dopo parecchia strada, arriviamo nei pressi di un grande parco. Il risciò-man giustamente ci chiede parecchio vista la corsa e la destinazione. 
Entriamo direttamente in una favola da Mille e una notte... il personale è elegantissimo, tutti in bianco e turbante arancione a coda lunga. Ci accompagnano alla suite n. 337, quella che usava Lord Mountbatten,** praticamente un appartamento con due letti a due piazze, moquette, scrivanie, armadi, bagno enorme. Uso delle piscine interna ed esterna incluso. Facendo un rapido calcolo il costo è l'equivalente di 30.000 lire, una fortuna per un indiano.
La sera è un sogno ad occhi aperti. Passeggiamo per l'enorme giardino alla luce delle torce, la luna è piena, i pavoni fanno la ruota, lucciole...

Questa terra di contraddizioni estreme manda all'aria tutti i miei parametri, le poche idee che mi sono fatta della vita. Qui tutto viene messo in discussione e rivisto sotto un'altra luce. Cerco di non pensare troppo e cerco di godermi questi doni lussuosi bagno in piscina, aperitivo nel giardino tra i pavoni e cena con musica... Facciamo l'errore immane di ordinare la pastasciutta, per nostalgia, per cambiare, ingenuamente fiduciosi... La cortesia però è talmente disarmante che evitiamo di avanzare il cibo. 

Mattino presto, siamo pronti. 
Il bus per Pushkar ci attende. La polvere del deserto penetra ovunque. Mi avvolgo in una sciarpa la testa e con un fazzolettino di carta faccio dei rudimentali tappi per le orecchie per attutire la solita musica assordante. Tre ore di sofferenza e poi potremo ringraziare Brahma al suo tempio, l'unico a lui dedicato in tutta l'India.






Progenitore della pipa, in particolare fra le popolazioni himalayane fra le prime a coltivare la canapa da cui ricavano, secondo la loro lingua, la charas (la particolare varietà di hashish autoctona locale).

** Lord Louis Mountbatten 1900-1979. È noto per essere stato l'ultimo viceré dell'impero anglo-indiano e il primo governatore generale dell'India indipendente. Dal 1954 al 1959 fu capo di stato maggiore della Marina britannica.

CONTINUA CON LA 5° PARTE:

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