RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987
3° parte - Galta Temple, Jaipur
La sera, prima
di cena, mi ritrovo in camera. Anche Massimo rientra, si va a mangiare
in silenzio monacale. Si torna in camera accaldati e stanchi sempre
in silenzio per evitare qualsiasi interazione. Massimo si addormenta
subito. A me manca l'aria quindi esco di nuovo. Non molto lontano c'è
una piazza con una grande fontana. Mi siedo sul bordo e mi sorprendo
a piangere senza accorgermene. In breve intorno a me si crea un capannello
di ragazzi che mi guardano incuriositi. Mi alzo subito in piedi e uno
di loro mi chiede in inglese What's the matter, lady? What
happened? Io sorrido, ringrazio, minimizzo, spiego che ho
litigato con il mio ragazzo e loro commentano But you are so nice,
you will find another boyfriend! (=Ma sei così bella, ne troverai un'altro). Rido e penso che ha ragione e che è
stupido disperarsi, che le parole di questo sconosciuto
ragazzo indiano, sono sagge. Mi sento protetta. Lentamente mi
incammino verso il piccolo albergo. Il mio sguardo su Jaipur è
cambiato.
Il giorno dopo
visitiamo insieme la zona della città dove ci sono i tagliatori di pietre
preziose, soprattutto smeraldi. Un incredibile dedalo di stradine
dove le botteghe dei mercanti di pietre si susseguono. Le mani ormai
verdi dei poveri tagliatori chini sui banchi di lavoro... la vista di
quei poveretti mi fa passare l'entusiasmo, Massimo insiste per
entrare in una bottega.
Il giovane
commerciante ci srotola davanti un velluto nero e poi, con abile
gesto, ci fa cadere sopra una cascata di stelle multicolori... Qualsiasi remora svanisce, almeno momentaneamente, davanti alla bellezza assoluta di
quelle gocce di luce e questo la dice lunga sul potere della materia...
Gli occhi neri del venditore brillano come le sue pietre. Sfoggia un
sorriso a 42 denti di avorio immacolato mentre ci illustra la merce. Acquisto uno smeraldino da far montare su un anello e lui mi regala un
acquamarina rosa. Come il suonatore di serpenti da poco fotografato
in strada, il mercante di preziosi ci ammalia con le sue suadenti
parole. Usciamo ancora sotto incantesimo ma ben presto ci rendiamo
conto che molto probabilmente ha approfittato della nostra
incompetenza...
La guida Lonely
Planet ci segnala il Galta Temple, il tempio delle scimmie dedicato al dio Hanuman*. Prendiamo l'immancabile risciò a
motore e dopo dieci chilometri di polvere arriviamo. Scendiamo la
scala e ci ritroviamo in mezzo a miriadi di macachi e bambini
saltellanti. Le donne si lavano con noncuranza togliendo il corpetto
sotto il sari, e rimanendo a seno nudo, rivolte alle pozze d'acqua. E' tutto un lavarsi, lavare i bambini, lavare i coloratissimi sari che poi asciugano semplicemente tenendoli con le mani, stesi alla brezza calda. Anche le scimmie si lavano. I pochi uomini sembrano più pudici e comunque non vi sono separazioni. Siamo in un luogo sacro, tutto è sacro quindi non vi è pudore né timore.
Rimango estasiata da tanta naturalezza, siamo gli unici occidentali ma nessuno ci osserva mentre passiamo invisibili tra le persone rubando scatti di nascosto. Parliamo col guardiano dall'inglese stentato e chiediamo il permesso di immortalarlo in foto. Come tutti gli indiani con una funzione pubblica è molto orgoglioso e si mette sull'attenti. Tenerezza immensa. E' così fiero del suo lavoro...
* Dedicato al Dio Sole e ad Hanuman, il dio scimmia, Galtaji fu eretto da Diwan Rao Kriparam, un cortigiano di Sawai Jai Singh
II, il Maharaja che fece costruire Jaipur nel 1727. Attualmente è ancora ad accesso gratuito ma è diviso in tre zone per le abluzioni, uomini, donne e scimmie. Vi sono sorgenti sotterranee che mantengono l'acqua fresca e pulita. La tradizione vuole che le sue acque lavino via i peccati.
CONTINUA CON LA 4° PARTE:
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