mercoledì 28 agosto 2019

RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987 
3° parte - Galta Temple, Jaipur




La sera, prima di cena, mi ritrovo in camera. Anche Massimo rientra, si va a mangiare in silenzio monacale. Si torna in camera accaldati e stanchi sempre in silenzio per evitare qualsiasi interazione. Massimo si addormenta subito. A me manca l'aria quindi esco di nuovo. Non molto lontano c'è una piazza con una grande fontana. Mi siedo sul bordo e mi sorprendo a piangere senza accorgermene. In breve intorno a me si crea un capannello di ragazzi che mi guardano incuriositi. Mi alzo subito in piedi e uno di loro mi chiede in inglese What's the matter, lady? What happened? Io sorrido, ringrazio, minimizzo, spiego che ho litigato con il mio ragazzo e loro commentano But you are so nice, you will find another boyfriend! (=Ma sei così bella, ne troverai un'altro). Rido e penso che ha ragione e che è stupido disperarsi, che le parole di questo sconosciuto ragazzo indiano, sono sagge. Mi sento protetta. Lentamente mi incammino verso il piccolo albergo. Il mio sguardo su Jaipur è cambiato.

Il giorno dopo visitiamo insieme la zona della città dove ci sono i tagliatori di pietre preziose, soprattutto smeraldi. Un incredibile dedalo di stradine dove le botteghe dei mercanti di pietre si susseguono. Le mani ormai verdi dei poveri tagliatori chini sui banchi di lavoro... la vista di quei poveretti mi fa passare l'entusiasmo, Massimo insiste per entrare in una bottega.
Il giovane commerciante ci srotola davanti un velluto nero e poi, con abile gesto, ci fa cadere sopra una cascata di stelle multicolori... Qualsiasi remora svanisce, almeno momentaneamente, davanti alla bellezza assoluta di quelle gocce di luce e questo la dice lunga sul potere della materia... Gli occhi neri del venditore brillano come le sue pietre. Sfoggia un sorriso a 42 denti di avorio immacolato mentre ci illustra la merce. Acquisto uno smeraldino da far montare su un anello e lui mi regala un acquamarina rosa. Come il suonatore di serpenti da poco fotografato in strada, il mercante di preziosi ci ammalia con le sue suadenti parole. Usciamo ancora sotto incantesimo ma ben presto ci rendiamo conto che molto probabilmente ha approfittato della nostra incompetenza... 

La guida Lonely Planet ci segnala il Galta Temple, il tempio delle scimmie dedicato al dio Hanuman*. Prendiamo l'immancabile risciò a motore e dopo dieci chilometri di polvere arriviamo. Scendiamo la scala e ci ritroviamo in mezzo a miriadi di macachi e bambini saltellanti. Le donne si lavano con noncuranza togliendo il corpetto sotto il sari, e rimanendo a seno nudo, rivolte alle pozze d'acqua. E' tutto un lavarsi, lavare i bambini, lavare i coloratissimi sari che poi asciugano semplicemente tenendoli con le mani, stesi alla brezza calda. Anche le scimmie si lavano. I pochi uomini sembrano più pudici e comunque non vi sono separazioni. Siamo in un luogo sacro, tutto è sacro quindi non vi è pudore né timore. 
Rimango estasiata da tanta naturalezza, siamo gli unici occidentali ma nessuno ci osserva mentre passiamo invisibili tra le persone rubando scatti di nascosto. Parliamo col guardiano dall'inglese stentato e chiediamo il permesso di immortalarlo in foto. Come tutti gli indiani con una funzione pubblica è molto orgoglioso e si mette sull'attenti. Tenerezza immensa. E' così fiero del suo lavoro... 


  


       



* Dedicato al Dio Sole e ad Hanuman, il dio scimmia, Galtaji fu eretto da Diwan Rao Kriparam, un cortigiano di Sawai Jai Singh II, il Maharaja che fece costruire Jaipur nel 1727. Attualmente è ancora ad accesso gratuito ma è diviso in tre zone per le abluzioni, uomini, donne e scimmie. Vi sono sorgenti sotterranee che mantengono l'acqua fresca e pulita. La tradizione vuole che le sue acque lavino via i peccati.




CONTINUA CON LA 4° PARTE: 

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