Natale con Vincent
giovedì 30 dicembre 2021
domenica 26 dicembre 2021
«Sì, Virginia, Babbo Natale esiste»
La storia di un editoriale del 21 settembre 1897 su Babbo Natale
che da allora è un pezzo dei natali americani.
La lettera di Virginia
Nel 1897 il dottor Philip O’Hanlon di Manhattan si sentì domandare dalla sua bambina di otto anni Virginia se Babbo Natale esistesse davvero. Virginia aveva cominciato a dubitarne per quello che le avevano detto degli altri bambini.
Suo padre le suggerì di scrivere al New York Sun, un importante quotidiano del tempo di orientamento conservatore, assicurandole che “se lo dice il Sun, allora è vero”. Uno dei direttori del giornale, Francis Pharcellus Church, che era stato corrispondente di guerra durante la Guerra Civile, scrisse una risposta che oggi, più di un secolo dopo, resta l’editoriale più riprodotto nella storia dei giornali anglosassoni.
La lettera di Virginia diceva:
Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia O’Hanlon.
Il direttore del Sun Edward P. Mitchell passò la lettera della bambina, perché rispondesse, a Church, uno dei veterani del giornale. Leggendola, si dice, sbuffò e sembrò arrabbiarsi perché gli era stato assegnato un compito di così poco conto. Poi, in meno di cinquecento parole e finendo prima della scadenza, Church le rispose così, in un editoriale non firmato:
Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo, l’uomo ha l’intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall’intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza.
Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo, come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e dalla vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe.
Non credere in Babbo Natale! È come non credere alle fate! Puoi anche chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d’occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma se anche nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere.
Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebé e vedere da dove viene il suo rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l’uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo, potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde. Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini.
La fortuna
La fama di “Yes, Virginia” è sopravvissuta ai suoi creatori. Church morì nel 1906 e Virginia nel 1971, dopo una carriera come maestra di scuola e direttrice a New York. Malgrado l’editoriale fosse pubblicato come settimo nella pagina delle opinioni – dopo ben più seri argomenti come questioni politiche a New York e nel Connecticut, la forza della marina britannica e una ferrovia tra il Canada e lo Yukon, e persino dopo un commento sulla “bicicletta senza catena” appena inventata – lo scambio colpì moltissimi lettori del Sun. Venne ristampato ogni anno, prima di Natale, fino alla chiusura del giornale nel 1950, e ancora oggi viene recitato alla Columbia University di New York (l’università dove studiarono sia Church che Virginia) in una cerimonia prenatalizia ai primi di dicembre. Nel centenario dell’editoriale, nel 1997, il New York Times pubblicò una riflessione sulla fortuna di “Yes, Virginia, There is a Santa Claus” nella cultura americana.
(Tratto da ilpost.it)
sabato 13 novembre 2021
Un bambino
mercoledì 29 settembre 2021
Preghiera a San Michele Arcangelo
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia:
sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.
- Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
- Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia.
- Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l'armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell'orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v'è più posto per essi nei cieli.
Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.
- Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l'orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell'eterna morte.
- Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d'immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.
- La Chiesa, questa Sposa dell'Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c'è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
- Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono; voi, glorioso difensore contro le nefaste potestà terrene e infernali;
a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa.
- Presentate all'Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.
- Oggi è il giorno di San Michele.
- Ed è un giorno perfetto.
- Per compiere uno dei riti più potenti di sempre.
- E' il momento di piantare i nostri bulbi interiori. Piantando quelli esteriori.
- Il mondo dei bulbi è un mondo affascinante.
- La loro piantagione detta regole importanti alla nostra anima.
- Avviene un dialogo magico. Silenzioso, lento, profondo.
- I bulbi sono da sotterrare in questo periodo. Per poter fiorire in primavera.
- Resteranno in fiduciosa attesa interrati per tutto il periodo freddo.
- Intanto metteranno radici, si ancoreranno bene bene alla terra, useranno la neve come scudo per il freddo, si nutriranno di buio.
- Saranno ben nascosti, isolati, silenziosi.
- Nessun lamento. Per il freddo, per il buio, per il lungo tempo in solitudine, per la pazienza dell'attesa.
- Lo sanno che tutto ciò è necessario alla fioritura.
- E' questo il momento di scegliere i nostri bulbi interiori. Di curarli, di posizionarli, di pensarli. Di donarli alla nostra profondità e di lasciarli lì. Avendo fiducia di vederli sbocciare al momento giusto.
- Senza nessun'altra azione umana.
- Solo pensandoli, per tutto l'autunno e l'inverno.
- E poi come magia potremo assistere alla trasformazione dei nostri bulbi in coloratissimi tulipani, iris, narcisi e splendidi gigli.
- Anche noi siamo chiamati a divenire bulbi.
- A mettere le mani nel freddo, nell'oscurità, nell'umidità di noi stessi.
- E a rimanerci. Senza ragionamenti.
- Proprio lì troveremo l'insegnamento più importante.
- I meravigliosi colori dei bulbi nascono nel buio. Non nella luce.
Per l’era di Michele
Dobbiamo sradicare dall’anima
tutta la paura e il timore
di ciò che il futuro può portare all’uomo.
Dobbiamo acquisire serenità
in tutti i sentimenti e le sensazioni
rispetto al futuro.
Dobbiamo guardare in avanti
con assoluta equanimità verso tutto ciò che può venire
e dobbiamo pensare che tutto quello che verrà
ci sarà dato da una direzione del mondo
piena di sapienza.
E' questo che dobbiamo imparare in questa era:
a saper vivere in assoluta fiducia, senza alcuna sicurezza nell’esistenza;
a saper vivere nella fiducia
nell’aiuto sempre presente del mondo spirituale.
In verità nulla avrà valore altrimenti.
Discipliniamo la nostra volontà
e cerchiamo il risveglio interiore
tutte le mattine e le sere.
O Michele, io mi raccomando alla tua guida con tutta la forza del cuore,
così che questo giorno possa diventare l'immagine della tua volontà di porre ordine neldestino.
(Parole di Rudolf Steiner, da appunti di un diretto discepolo: F.W. Zeylmans van Emichoven)
mercoledì 15 settembre 2021
Luna velata
Stasera la luna, sebben velata, splende a ponente.
Il cielo ombroso nulla a che far con nostra minorità.
Il cielo, e sole in cielo abiurano l’umani.
Ma noi siamo cielo nella onesta morale...
che sia il nostro cielo colore o ombra
disseminata sulla terra.
E la terra è del cielo ove tutto s’annida.
Il cielo è forza, colore e preghiera.
Sì che siam caduchi ma cadere in forza diviene spirito.
Nostra casa e nostra dimora.
La luna è ora velata a Ponente ma il ciclo la rivela piena a Oriente.
Se noi non vediamo Oriente fa che altri vivano in pulito cielo.
Siamo nulla e siamo il cielo.
(Gianni Colombo)
lunedì 16 agosto 2021
Sufi
La vera religione è, per un Sufi, il mare della verità,
e tutte le diverse fedi sono le sue onde.
(Inayat Khan)
Un bimbo, o una bimba, ripete come un mantra il nome del santo andando su e giù sull'altalena.
Da questa visione prende lo spunto un magnifico brano Mustt Mustt del musicista pakistano Nusrat Fateh Ali Khan:
https://www.youtube.com/watch?v=4RlvDlI0EXo&ab_channel=RealWorldRecords
Il tema centrale del qawwali* è l'amore e lo struggimento per la lontananza da Dio.
giovedì 12 agosto 2021
RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987
13° e ultima parte - Parvati Valley, Delhi e ritorno in Italia
La Parvati Valley è una meraviglia assoluta. Facciamo amicizia con due ragazze francesi di Rouen che sono ospiti del nostro stesso albergo. Sono molto simpatiche e gioiose, visitiamo insieme questa valle paradisiaca e di nuovo la Manali Valley il giorno dopo. Purtroppo devono partire prima di noi perché hanno qualcosa da fare a Delhi, ci scambiamo gli indirizzi e, nell'attesa del bus, chiacchieriamo e ridiamo con il ragazzo dell'albergo che continua a far battute a raffica. Il nostro bus parte nel tardo pomeriggio. Ci aspettano dodici ore di viaggio e una notte non proprio comoda. Questo si rivela una sorta di sogno in stato ipnagocico mentre corriamo in discesa senza che noi possiamo vedere gran che dalla nostra posizione.
Tutto è immerso nel buio. Il motore urla e tossisce ad ogni cambio di marcia. In basso un tappeto di stelle... sono le lucine delle case sparse nelle valli sotto di noi. Tutto si confonde. Mi affido... affido il bus e tutti i suoi passeggeri al dio Shiva, che ci sostenga in questa folle corsa che forse non è poi così veloce ma a me pare una caduta libera nell'abisso.
Intorno a me solo indiani. Alcuni assopiti, altri con gli occhi aperti e impenetrabili. Non conoscono ansia, non si pongono dubbi, si affidano al dio perché sanno che tanto non c'è altro da fare. Chiudo gli occhi. Cerco di fare lo stesso. L'ansia che è nella pancia e la paura che si è impadronita della mia mente, pian piano lasciano la presa. Respiro profondo. Affidarsi al destino, alla volontà del Padre, al divino e al Suo Piano fa scendere la pace nel cuore e alla fine mi assopisco in un dormiveglia quasi piacevole nonostante lo sballottamento.
Siamo seduti in quattro su posti da tre. Massimo è rannicchiato e sembra in meditazione profonda da due ore. Il bus si ferma ogni tanto presso dei baracchini che vengono chai e cibo, io mi precipito giù ogni volta per sgranchirmi ma lui non vuole scendere, sembra annichilito e rimane abbracciato alle sue gambe come se volessero portargliele via.
Finalmente all'alba arriviamo a Delhi e la stazione dei bus è allagata dalla pioggia monsonica venuta giù a cataratte. Ci togliamo le scarpe e camminiamo alla cieca nell'acqua nera sul pavimento liscio. A postumi, anni dopo, ripensandoci, ho pensato al rischio corso, avrei potuto tagliarmi e infettarmi facilmente. Il pensiero non mi aveva sfiorato allora così come non mi hanno sfiorato mille altri pensieri che la “ragione” della maturità mi avrebbe suggerito. Non ero imprudente, anzi, ho persino passato i primi giorni a lavarmi i denti con acqua minerale, ho evitato accuratamente il ghiaccio, i succhi di canna da zucchero (infatti non so che sapore abbia), la frutta offerta per strada e l'acqua delle fontane, per terrore dell'ameba ma la paura non mi lasciava. Poi dopo dieci giorni sono diventata come gli indiani: fatalista e rilassata. La tipica ansia occidentale ha lasciato il posto ad una sorta di felice rassegnazione al dio di tutte le cose e di tutti gli esseri senzienti. Sicura di aver fatto tutto il possibile ho lasciato a lui la responsabilità e così la Gioia mi è entrata nel cuore e non mi ha più lasciata fino al ritorno.
Ma non è così che si dovrebbe vivere sempre? Non è così che si viveva anticamente? Cosa cambia se anche dopo aver preso ogni precauzione ci preoccupiamo al punto da temere ogni passo, ogni cibo sconosciuto, ogni eventuale imprevisto? Nulla. Non cambia assolutamente nulla. La Vita è un'avventura, un romanzo dal finale a sorpresa. Gli oracoli tentano di prevedere, ma anche dopo il loro responso si ha la sensazione che sia tutto inutile e che l'ineluttabile possa comunque sorprenderci.
Ecco, il ritorno a Delhi è stato molto strano. Nessun bimbo ci chiedeva l'elemosina, nessun mendicante allungava pietosamente la mano, mischiati alla massa colorata di indiani in strada eravamo diventati invisibili. I nostri vestiti erano ormai uguali ai loro e anche se la pelle rivelava la nostra origine nessuno più ci considerava “turisti”. I turisti, questa specie umana spuntata meno di due secoli fa*, è una buffa e imbarazzante orda che invade ogni luogo del pianeta scambiandolo per uno zoo safari. Con sguardo interessato e curioso fotografiamo tutto e tutti per avere un “ricordo-trofeo” da mostrare a parenti e amici. Alla fine di questo viaggio quando incontravamo dei "turisti" mi sentivo in imbarazzo per loro e per noi. Specialmente i grupponi intorno alle attrazioni cittadine, le bandierine ridicole delle guide, le loro risate sguaiate, mi facevano sentire profonda vergogna per il genere Homo Sapiens Sapiens al quale appartengo. L'India mi ha tolto un po' dei veli che avevo davanti agli occhi.
Siamo arrivati anche noi da turisti, inconsapevoli di cosa ci aspettava, e l'India ci ha trasformato in viaggiatori. Dopo tanta fatica e tanti sorrisi, lo sguardo si addolcisce, perde quella voglia di indagare, quell'impertinente scrutare e la sensazione di essere della stessa famiglia penetra in noi con l'aria. Le incomprensibili cantilene dei baba diventano musica familiare, il sudore prende l'odore delle spezie e lentamente i colori spenti degli abiti portati da casa diventano inguardabili e scomodi.
Ma un'altra sorpresa ci aspetta a Delhi. Nell'hotel che abbiamo scelto nel vecchio quartiere di Paharganj sono alloggiate anche le due ragazze francesi di Rouen! Se ci fossimo messi d'accordo sarebbe stato più difficile! Ci abbracciamo felici di esserci ritrovati e come bambini improvvisiamo una specie di girotondo. Durante il viaggio in questo subcontinente immenso, ho anche incontrato una persona che abitava nella mia stessa via...
Ceniamo in un elegante ristorante musulmano, il primo e l'ultimo del viaggio. Spendiamo così gli ultimi soldi. I gusti sono simili a quelli assaporati durante questi quaranta giorni ma incredibilmente più raffinati. I profumi delicati delle spezie si fondono con armonia sapiente stimolando l'appetito senza aggredire il palato. Tutto è perfetto, i camerieri affabili e la musica a basso volume contribuisce a rendere struggente questa ultima sera.
Il giorno dopo, all'aeroporto, indosso il mio punjabi rosa e i sandali bordoux. Sono eccitata per la partenza e la paura del volo in aereo ancora non mi attanaglia. C'è un problema: Massimo si accorge di non aver conservato i soldi per la tassa di imbarco. Provvedo io. Mio padre mi ha insegnato che non è mai saggio rimanere completamente senza soldi in tasca, qualcosa per le emergenze bisogna tenerlo.
"Buonasera, è il comandante che vi parla: c'è una perturbazione sull'oceano indiano, cercheremo di passarle sopra". Vorrei fuggire! E invece partiamo, e miracolosamente, non so come, forse per la stanchezza, mi assopisco per un quarto d'ora. Apro gli occhi e chiedo a Massimo: "E la perturbazione?" - "Siamo già molto oltre". Miracolo. Prima ed ultima volta che mi sono addormentata su di un aereo...
A Caselle ci aspettano mio padre Edoardo e mia madre Gemma, felici di rivederci e io eccitatissima per tutto quello che non vedo l'ora di raccontare, soprattutto a mio padre.
Due giorni dopo una tristezza infinita si impadronisce del mio cuore. Torino di fine agosto mi appare di uno squallore insopportabile. Non so spiegare cosa esattamente mi fa stare così male nella mia città. Provo ad analizzare, a fare paragoni ma non riesco ad individuare qualcosa di preciso. La nostalgia, sottile come una lama, mi trapassa il cuore. Mi manca tutto dell'India: gli occhi e i sorrisi dei bambini, gli odori, i colori, l'incenso dei templi, le voci e anche i clacson, il traffico scomposto, persino lo sporco per strada mi manca, forse perché qui è tutto troppo prevedibile, ordinato, controllato, artificiale. Per certi versi l'India è come eravamo noi forse 100, 200, 300 anni fa. La terribile nostalgia rimane con me fino all'autunno. Per due settimane continuo a vestirmi con indumenti indiani e mangio riso al curry. Non riesco a riadattarmi. Il culture shock (= shock culturale) è troppo forte. Come sette anni prima al ritorno dopo un anno nel Wisconsin (U.S.A.), dove con i miei amici vivevo libera in campagna vicino alla foresta. Eravamo tutti hippies senza saperlo. Sono ancora hippy nell'anima, lo rimarrò sempre al di là dell'abito, perché la civiltà dei consumi e la cultura di massa uccidono l'anima e io alla mia anima ci tengo, mi parla ancora e io la ascolto.
HTTPS://WWW.YOUTUBE.COM/WATCH?V=0VD6XBQDTYS
Inno ALLA DEA LAKSHMI - Dal Rig veda
lunedì 2 agosto 2021
RICORDO INDIANO - AGOSTO 1987
12° parte - Manali Valley, Kullu Valley, Parvati Valley
Leggiamo sulla guida che a Naggar* si trova il Nicholas Roerich Museum** e la International Roerich Memorial Trust. Ci rechiamo là per vedere i suoi magnifici quadri ma troviamo parecchi reperti, statue e oggetti delle sue collezioni, di quadri ce ne sono pochi e non tra i migliori. Vengo poi a sapere che la maggior parte è conservata a New York. Quel poco che so di Roerich mi è stato raccontato da mio padre che aveva pubblicato quattro dei tredici volumi della serie Agni Yoga, scritti, anzi canalizzati, dalla moglie Helena***
Una foto tra i fiori gialli davanti al museo è tutto ciò che rimane della visita.
* Naggar. Situata sulla riva sinistra del fiume Beas ad un'altitudine di 1.800 metri, è un'antica città nel distretto di Kullu dell'Himachal Pradesh. Un tempo era la capitale del regno di Kullu.
** Nikolaj Konstantinovič Rerich (1874 – 1947) è stato un pittore, avvocato e diplomatico russo esponente del simbolismo. Nicholas Roerich Museum, New York - www.roerich.org
** Helena Ivanovna Roerich (1879 – 1955), teosofa e scrittrice russa, creò un insegnamento filosofico chiamato Etica Vivente (Agni Yoga); esiste una comunità anche in Italia che si basa sui suoi principi: https://www.comunitadieticavivente.org/. Prese parte ad alcune spedizioni del marito verso regioni scarsamente esplorate dell'Asia centrale. Presidente onorario dell'Istituto di Studi Himalayani “Urusvati”, in India, e co-autore del Trattato Internazionale per la Protezione delle Istituzioni Artistiche e Scientifiche e dei Monumenti Storici (Roerich Pact https://en.wikipedia.org/wiki/Roerich_Pact)
mercoledì 12 maggio 2021
Bob
martedì 30 marzo 2021
Compagni di viaggio
Originario di Milano, dopo la maturità scientifica aveva frequentato la facoltà di Architettura e il Conservatorio di musica, dove ha conseguito il diploma in flauto. Ha condotto anche l’attività concertistica classica, sempre come flautista, sia in Italia che all’estero, con il “Quintetto Arnold”, con cui ottiene il primo posto in due concorsi nazionali (Auditorium della Rai e Ancona) e il quintetto “Divertimento Ensemble” sotto la direzione del maestro Sandro Gorli. Dopo alcuni anni ha aperto uno studio di registrazione personale. Ha realizzato anche numerose campagne pubblicitarie nazionali per diverse agenzie, avendo come collaboratori affermati speaker del settore radiofonico e televisivo. Grazie alla loro vicinanza si appassionò alla recitazione, studiando dizione e trasferendosi da Milano in provincia di Novara. Ultimamente si era dedicato principalmente all’esecuzione di musica irlandese.
«Ho avuto il professor Fumagalli come insegnante di musica alle scuole medie. Lui, come altri docenti, sono stati un’istituzione per gli anni di docenza presso l’istituto. Tanti romagnanesi lo hanno avuto e hanno potuto apprezzare la sua passione per la musica. Lo scorso settembre lo avevo incontrato nel corso della rassegna organizzata dal Comune con il Conservatorio di Novara e ci aveva ringraziato per questa iniziativa di valorizzazione dei giovani musicisti in un periodo non facile per via della pandemia. Proprio in quella occasione avevamo parlato di realizzare per quest’anno con la sua band una serata irlandese».
«Carissimo professor Fumagalli – scrive il Comitato genitori di Ghemme su Facebook – grazie per aver accompagnato i nostri ragazzi. Grazie per la sua musica, ma soprattutto per il suo sguardo attento. Siamo certi che i semi che con tanta cura ha piantato daranno molto frutto».