sabato 11 aprile 2020

RIFLESSIONI SU QUESTO TEMPO CON L'ASTROLOGIA EVOLUTIVA
Monica Gallarate
     11 aprile 2020

Saluti e Salute a tutti!
Vorrei Condividere con voi quello che vedo in questo momento osservando il movimento dei Pianeti. Certamente sono solo piccoli spunti di consapevolezza, ma possono servire mentre abbiamo più tempo e spazio per pensare. E non è un monologo, possiamo parlarne insieme!
Legenda:
PIANETI INDIVIDUALI: Sole - Luna - Mercurio - Venere - Marte
PIANETI DI TRANSITO: Giove - Saturno
PIANETI COLLETTIVI: Urano - Nettuno - Plutone
SEGNI INDIVIDUALI Dall’Ariete alla Vergine
SEGNI COLLETTIVI Dalla Bilancia ai Pesci
 
I PIANETI COLLETTIVI: URANO
Nei lontani e non sospetti anni ’70-80, la nostra maestra di astrologia Denise Madin Gentili aveva tenuto una lezione sui pianeti collettivi, che essendo molto lenti, segnano intere generazioni durante la lunga permanenza in un dato segno.
I pianeti individuali sono veloci (a volte perfino due gemelli nascono con la Luna in segni diversi a pochi minuti l’uno dall’altro), e pertanto indicano con la loro posizione nei segni la natura dell’Io, la sua identità personale, le sue qualità, le sue forze e le sue debolezze. Ogni segno le possiede entrambe, nessuno è meglio, solo diverso, ed è soltanto il livello di coscienza che fa la differenza nell’uso delle diverse caratteristiche.
Questo per consolare i poveri Scorpioni ai quali tutti storcono il naso “di default”!
 
D’altro canto i pianeti collettivi sostano per lunghi anni nello stesso segno, cioè pongono la questione simbolicamente legata a quel segno alla coscienza collettiva, all’umanità intera, come se per tanto tempo ponessero la stessa domanda a tutti.
 
Già in quegli anni, Denise aveva messo l’accento sull’aumento delle nascite diurne rispetto al passato, dove si nasceva principalmente di notte. Il fatto di avere il Sole sopra l’orizzonte (diurno), avrebbe dato vita a generazioni con un Io molto più attivo con le sue istanze individuali e, come diceva lei, ci sarebbero stati “più attori sul palco che spettatori in sala”! E questo è ora sotto gli occhi di tutti.
 
Sempre in quegli anni, Urano, Nettuno e Plutone avevano concluso il ciclo nei segni individuali, e uno alla volta, con il loro lungo respiro, si erano affacciati tutti ai segni collettivi. Iniziava così l’era dei Pianeti collettivi nei Segni collettivi. Una bella sfida per noi esseri umani. Le istanze individuali, le vite dei singoli, avrebbero dovuto cedere il passo ai tempi storici che si stavano preparando, il cosiddetto Spirito del Tempo.
Da sempre le vite individuali vengono toccate dagli avvenimenti del mondo: la storia è colma di eventi drammatici collettivi che hanno reso impossibile il pieno dispiegarsi dell’Io, che in quel momento ha dovuto far fronte a ben altre istanze che esprimere sé stesso. E tuttavia, proprio con la sua essenza profonda l’Io individuale ha reagito e attraversato la sua epoca.
E’ un fatto che se non cogliamo la necessità profonda del nostro tempo, perdiamo l’occasione di agire creativamente e non semplicemente re-agendo in modo automatico, condizionato. Dobbiamo capire cosa ci viene richiesto, per l’equilibrio nostro e altrui.
Un esempio eclatante di incomprensione riguardo al proprio tempo è quello di re Luigi XVI, che non potendo cogliere la gravità degli avvenimenti collettivi intorno a lui - la fame, l’esasperazione del suo popolo per la povertà materiale e spirituale - è arrivato a perdere la testa. Era il 1789, proprio il tempo del primo avvistamento di Urano, il pianeta che esprimendo la rottura con schemi obsoleti e ingiusti reclama Libertà (Libertè) Giustizia (Egalitè) Amicizia (Fraternité): ecco fatta la rivoluzione Francese!
 
URANO è il Signore dell’Acquario, simbolo dell’unicità creativa dell’essere pur nella condivisione, simbolo di Libertà con tutte le possibilità di evoluzione che essa racchiude.
 
Proprio un anno fa, a marzo 2019, Urano è entrato nel segno del Toro: cosa chiede di rinnovare nei prossimi anni? Quali sono i limiti che Urano vuole mostrare a tutti noi da questo segno individuale di Terra? Forse i limiti di questo nuovo materialismo, che si auto-definisce virtuale ma in realtà è così concreto da incidere sulle vite di milioni di persone.
In questo momento, alla velocità del fulmine tipica dei tagli improvvisi di Urano, il senso di fiducia e sicurezza nel nostro mondo materiale e nella sua continuità si è perso all’improvviso.
La percezione del possesso, e del Mio: I Miei - la Mia famiglia- la Mia patria - la Mia religione... può mettere l’accento su una divisione: se c’è un “mio” c’è anche un “tuo”...e quello allora non mi riguarda? Non mi riguardano i figli degli altri, i genitori degli altri, le pene degli altri? Questo momento ci sta mostrando che non è così, tutto ci riguarda!
Da questo momento in poi, dice Urano, nulla sarà più lo stesso. Saremo responsabili in prima persona (segno individuale del Toro) di una nuova umanità (Urano).
Noi dovremo sentirci “tutti uno” se vorremo partecipare al suo Tempo, e “tutti uno” non comprende solo gli Umani ma l’intero pianeta e le sue creature, dei quali dovremmo essere i Custodi, e Protettori. Il segno del Toro ci ricorda la Terra, la sua bellezza e la sua natura generosa: dà nutrimento a moltitudini di specie viventi! Per questo è sempre stata considerata la grande Dea, la grande Madre: senza di essa non siamo niente, né avremmo la vita. Forse questo ci dice Urano nell’armoniosa Terra del Toro: torna alla Madre con un altro spirito, l’esilio è finito.
 

venerdì 10 aprile 2020

La bisnonna Teresa




Mai come in questo periodo ho pensato alla mia bisnonna Teresa.
Di lei so solo che veniva dalla provincia di Vercelli, che di cognome si chiamava Zenone, che sposò Aurelio Silvestri della provincia di Rieti, che partorì mia nonna il 21 giugno del 1907, poi sua sorella Bernardina e suo fratello Guido. 
So che morì di influenza Spagnola tra il 1918 e il 1920, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.

Verso fine febbraio 2020, torno da una breve e gioiosa vacanza a Napoli dove l'emergenza Covid19 era ancora percepita lontana con un solo caso in tutta la regione Campania.  Rientro a Torino dove l'atmosfera è surreale, sento l'aria satura di paura. L'accostamento con l'allegra vitalità partenopea è stridente. 

Il governo tentenna sul da farsi, su quale strategia adottare e propende per la chiusura totale della città. Poche uscite per acquistare cibo, niente assembramenti. Il cimitero monumentale è fortunatamente ancora aperto e riesco ad accedervi ancora per una settimana dopo il primo decreto ministeriale che impone il cosiddetto lock down.

Così all'ora di pranzo, quando il silenzio e la solitudine sono quasi totali percorro le poche centinaia di metri per arrivare al cimitero  e comincio a camminare nel viale centrale. Osservo i fiori variopinti e annuso il profumo di erba. Gli altissimi alberi sempreverdi ospitano uccelli di vario tipo, mi siedo su una panchina ad ascoltare il loro canto, sento addirittura l'inconfondibile e rarissimo picchio! 


Sfilo davanti alle tombe. Le statue di quelle più ricche, assorte nel loro perpetuo cordoglio, sembrano vive nelle loro pose plastiche. Alcune sedute e sconsolate, altre pensose, altre ancora sdraiate, come addormentate.


Il sole splende caldo in questa precoce primavera e la dolcezza dell'aria tiepida mi rilassa.

Mi sento fortunata ad abitare vicino a questo luogo dove è ancora possibile passeggiare. Passa un addetto alla pulizia in bicicletta, unico umano vivente. Ho già una giustificazione pronta: "Sono venuta a trovare mia nonna Giuseppina",  è qui dal 2009. 
Sì, perché erano passati trent'anni anni da quel luglio 1979 e io, presa dal solito turbinio della vita e inconsapevole di questa norma, non ho provveduto a far trasferire i suoi resti in un loculo ed ho poi saputo che è stata portata qui, senza che io lo sapessi nell'ossario comune detto "Luogo del Ricordo".

Non so se la tomba della bisnonna Teresa sia qui; potrei saperlo se avessi le date precise di nascita e morte. Chissà, potrebbe essere anche nel vercellese ma dubito che per una persona non abbiente potesse essere predisposto il trasporto, per di più in un momento così drammatico come quello dell'epidemia e del dopoguerra.

Il cognome, Zenone, è molto diffuso in Val Sesia, a Varallo e Borgosesia, luoghi vicino ai quali, tra l'altro, ho vissuto per otto anni circa. Bella coincidenza...

Continuo a camminare con atteggiamento esteriormente mesto mentre nel cuore sono calma e felice di essere lì a camminare fra tanta bellezza. Anche da bambina mi piaceva venire qui 
a novembre per i Santi proprio con la nonna Giuseppina.
Ripercorro con la mente i racconti d'infanzia: della sua mamma, mia nonna mi aveva detto solo che morì quando lei era alla soglia dell'adolescenza. Chissà che rapporto avevano. 
Il padre era già morto quindi lei fu presa in casa da una zia e lì rimase fino a quando cominciò a frequentare mio nonno che aveva 19 anni più di lei, il padre che gli era sempre mancato per di più benestante. Si incontrarono a ballare. Prima, ci andava spessissimo con le amiche e dopo tanto charleston e tanto lavoro nella fabbrica di scatole di cartone, non le venne il ciclo per mesi.  Prima del nonno "me ne andavo per Torino come una cavalla sbandata" diceva sempre.

Questo periodo 
è così strano per noi boomers che non abbiamo vissuto alcuna guerra; 
c'è chi dice che sia un periodo paragonabile proprio ad una guerra. Nulla di più assurdo. Basta ricordare i tanti documentari storici e racconti sentiti da chi visse durante il primo conflitto mondiale e conseguente pandemia, per capire che il paragone è fuori luogo. Per il conflitto che è seguito lo stesso: le bombe, l'occupazione, gli sfollamenti, i rastrellamenti, le stragi. Stupidi paragoni.

Della bisnonna Teresa ho solo questa foto e forse è proprio suo il medaglione che contiene un piccolo dipinto della Madonna che conservo nel cofanetto dei ricordi preziosi. 

Vorrei tanto sapere di più di lei, il suo viso mi ispira un sentimento strano. 
Era una brava donna la mia bisnonna, la sua vita non credo sia stata facile; la immagino molto preoccupata per i suoi figli quando si ammalò.
Ho osservato altre volte questa foto ma mai come ora la sento così vicina.