sabato 30 giugno 2018

Quando il bambino era bambino




Quando il bambino era bambino,
se ne andava a braccia appese,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente,
e questa pozza, il mare.
Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un'anima
e tutte le anime erano un tutt'uno.
Quando il bambino era bambino,
su niente aveva un'opinione,
non aveva abitudini,
sedeva spesso a gambe incrociate,
e di colpo sgusciava via,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande.
Perché io sono io, e perché non sei tu?
Perché sono qui, e perché non sono lì?
Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio?
La vita sotto il sole, é forse solo un sogno?
Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo,
quello che vedo, sento e odoro?
C’é veramente il male e gente veramente cattiva?
Come può essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare?
E che un giorno io, che sono io, non sarò più quello che sono? 


Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.
Si immaginava chiaramente il Paradiso, e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla, e oggi trema alla sua idea.
Quando il bambino era bambino, giocava con entusiasmo, 
e adesso è tutto immerso nella cosa come allora, soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli bastavano pane e mela, ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino, le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere, ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua, ed è ancora così,
a ogni monte, sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta, e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande, ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico, com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo, e continua ad averlo,
aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia, che ancora continua a vibrare.

Da Il Cielo sopra Berlino, film, capolavoro di W. Wenders. 
Inizia con l’attore protagonista che scrive recitando l’inizio della poesia Song of Childhood scritta da Peter Handke e qui tradotta in italiano.