mercoledì 31 luglio 2013

Elemosina






Sempre allo stesso incrocio, sotto lo stesso palo, sempre lo stesso cappotto in estate e in inverno, sempre le stesse scarpe e la barba lunga.


Un viso giovane che potrebbe essere mediorientale, ma anche italiano o afgano; i tratti sono delicati e molto gradevoli nonostante la condizione in cui si trova.

Si dondola l’essere umano che chiamiamo ‘barbone’, come a volte fanno i bambini, facendo meccanicamente con la mano il gesto di imboccarsi.


Le macchine sfrecciano, la gente a piedi non lo guarda e tira dritto di corsa, poi il semaforo diventa rosso e lui comincia la questua ai finestrini, senza parlare, solo facendo il gesto di imboccarsi. Ogni tanto mi volto indietro e osservo, vedo che praticamente nessuno fa l’elemosina e poco prima che scatti il verde lui corre al suo posto.


Quasi ogni giorno gli porgo una moneta e lui ringrazia con un grande sorriso che però assomiglia ad un pianto, la guarda e a volte corre subito al distributore di panini sull’altro angolo del rondò.


Da un po’ di giorni non è al solito angolo… mi accorgo di preoccuparmi... chissà dov’è, dove dorme, sarà riuscito a mangiare oggi, soffrirà il caldo tremendo che fa adesso in città?

Vorrei sapere come si chiama, qual è la sua storia, come è finito così ma fin’ora mi è mancato il tempo, il coraggio, la forza di fermarmi a parlare. Cosa potrei fare di concreto per lui al di là del pronunciare qualche parola gentile, cercare di farmi capire indicando la Caritas o la sede del Sermig?


Mi vergogno. Mi vergogno di me stessa e per questa nostra ‘civiltà’ dove ormai il denaro è il metro di misura per valutare le persone.

Secondo questo metro questo essere umano non esiste…

1 commento:

  1. la gente senza uno status simbol..non esiste..la brava gente (per modo di dire) non vuole vedere la cruda realtà la miseria dell anima..della propria anima..

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