venerdì 15 febbraio 2013

La casetta del ciliegio


Scrissi questo racconto nel 2008 dopo esser passata per anni per quella strada per Castellazzo, vicino a Novara, che fiancheggia la risaia. Ora il ciliegio non c'è più...

 


C’era una volta un campo di grano, un contadino antico lo coltivava col sudore della fronte. Si riposava nella casetta porta attrezzi dalla calura del mezzogiorno mangiando il suo semplice pasto e sorseggiando vino rosso dalla bisaccia.
Un giorno era molto stanco e si addormentò.
Sognò che dalla sua terra sarebbe nato un sogno per genti future…

Il tempo passava lento, le stagioni si alternavano, l’odore della terra era tanto forte.
Un mare di spighe ondeggiava nel vento.
In estate le cicale cantavano e le grida fanciulle dei giochi all’aperto vibravano nell’aria dalle cascine lontane.

Il tempo passava e venne la guerra.
Carri armati e scarponi lasciarono tracce profonde sul campo infangato.
La casetta diventò rifugio di soldati in quel tempo senza luce.

Il tempo passava e la guerra finì.
La gente cambiava e il campo di grano diventò campo di riso.
In primavera la terra si tinse di cielo e poi di verde brillante.
Arrivarono le rane a cantare i loro amori nelle sere d’estate.

Il tempo passava e da lontano arrivarono le donne. 
Cantavano fatica, nostalgia e speranza e la terra calpestata dai loro piedi nudi, raccoglieva il canto e il sudore di quelle donne.

Il tempo passava e la gente cambiava.
Il contadino padrone morì benestante e contento.
Suo figlio vendette la terra con il campo, e la casetta ebbe un nuovo padrone.
Le macchine sostituirono le donne e la terra paziente beveva veleno per dare più frutti.

Il tempo passava e la neve cadeva. Il peso era tanto e il tetto crollò.
In estate due ragazzi innamorati entrarono nel rudere per amarsi.
Le ciliegie mai così buone e il cielo mai così vicino per loro…
Nuvole bianche, piccole e rade si gonfiarono di risa di gioia per dissetare altra terra.

Il tempo passava e un seme di ciliegia germogliò.
Passò qualche anno al riparo nella casetta, protetto da uccelli e intemperie finché poté finalmente affacciarsi oltre le mura scrostate.

Il tempo passava e il cemento aumentava. 
Il nastro d’asfalto nero come lutto, correva vicino alla risaia e le auto sfrecciavano incuranti. Umani indaffarati rincorrevano il tempo per trasformarlo in denaro.

Il tempo passava e una ragazza cominciò ad amare la casetta col ciliegio. L’amava in ogni stagione, e ogni volta che la vedeva scorrere dal finestrino dell’auto in corsa l’amava di più. Diventò per lei rifugio dell’anima, simbolo di un mondo antico e perduto, del sogno silente di una terra paziente che dona bellezza e vita nonostante gli oltraggi. 


Il tempo passava e la donna sognava rispetto e speranza per la sfera celeste che la ospitava. Una mattina, seduta di fronte a una pagina di vetro, scrisse il suo sogno.
La storia della casa del ciliegio navigò lontano trasportata da impulsi al silicio e fece il giro del mondo.


… Ma…
Il tempo passava e il contadino sognava.
Poi il suo cane abbaiò, si svegliò e riprese il lavoro nel campo di grano.
Le spighe ondeggiavano, le cicale cantavano, i bambini giocavano e il tempo, lento, passava…




1 commento:

  1. bello e poetico il tuo racconto Gian che in indi vuol dire vita ...


    RispondiElimina